Corno del Nibbio Grigne Pian dei Resinelli

Itinerario tra acqua e roccia: Canzo, le Grigne e il lago di Lecco

Questo itinerario si snoda tra la base del lago di Como e l’area sud est del lago di Lecco.

Il cosiddetto triangolo lariano, che si sviluppa tra i due rami del Lario e i laghetti che idealmente lo chiudono a sud, è un crogiolo di paesaggi e ambienti ameni anche molto diversi tra loro.

L’ambiente dei Corni di Canzo

Uno di questi è quello che circonda i cosiddetti Corni di Canzo, alture rocciose di modesta altitudine (il più alto tocca i 1.372 m.s.l.m.), inserite in un contesto di notevole bellezza naturalistica e paesaggistica.

Partendo da Gajum, poco dopo Canzo, è possibile accedervi dalla Val Ravella (sentiero n. 2), caratterizzata da bellissime marmitte e cascatelle e da una vegetazione molto varia. L’area è di grande interesse geologico, presentando fenomeni carsici molto evidenti, massi erratici trasportati da antichi ghiacciai, graniti, gneiss e tufi calcarei. Il consiglio è di guardarsi attorno senza fretta e leggere i cartelli didattici, per cogliere appieno il valore di ciò che ci circonda.

Una gita qui è adatta a tutti: i bambini apprezzeranno i grandi prati, gli anziani l’ampia carrareccia spesso ombreggiata dal bosco, e i più curiosi i resti di antichi abitati e attività rurali disseminati nelle varie “Alpe”.

I Piani Resinelli, ai piedi della Grigna

A non troppi chilometri di distanza, dall’altra parte del ramo di Lecco ma ad una quota ben diversa, si apre l’altopiano dei Piani Resinelli, coronato dalle mitiche Grigne.

Perché mitiche?

Perché su queste montagne sono avvenute tantissime ascensioni dei più grandi alpinisti italiani, come Bonatti, Comici, Cassin, nonché dei “Ragni di Lecco”. Questa particolare dolomia ha infatti creato picchi, guglie e bastioni che più di altri si prestano alla voglia di arrampicare, e di imparare a farlo, senza dover percorrere le maggiori distanze che separano da formazioni dolomitiche di ben più elevate altitudini.

Anche ai meno arditi, in ogni caso, questo luogo regalerà intense emozioni. I sentieri, da facili a molto difficili, che si insinuano tra le salde rocce delle Grigne, permettono di penetrare ambienti naturali decisamente affascinanti.

Il profilo della chiesa dei Piani Resinelli sembra voler addolcire l’asprezza delle Grigne alle sue spalle, mentre lo sguardo corre fino al loro avamposto, il Corno del Nibbio, e alle sue vertiginose pareti.

Passeggiando ai suoi piedi, forse capiterà anche a voi di udire il canto del rapace da cui questo gigantesco spuntone prende il nome.

Quel ramo del lago di Como…

Discendendo verso valle, vale la pena fare una tappa a Lecco, situata proprio alla fine del suo ramo, poco prima che questo si trasformi nel lago di Garlate prima, e nel fiume Adda poi.

Famosa per aver visto scorrere infanzia e adolescenza di Alessandro Manzoni, che qui ha ambientato i suoi Promessi Sposi, Lecco ha avuto un passato notevole anche per altri motivi: è infatti stata un importantissimo centro di produzione serica e di lavorazione del ferro, estratto copiosamente dalla vicina Valsassina.

Gli edifici in stile ottocentesco delle vie di Lecco e l’eclettica Villa Gomes, luogo d’incontro della Scapigliatura milanese, danno l’idea di una città elegante ed intellettuale, tuttora orientata ad un turismo culturale, piuttosto che di massa.

L’immagine formata dal lungolago alberato e dalle ripide pareti rocciose che digradano nel Lario, accentua la suggestiva bellezza di questo luogo.

Monte Panarotta, un’escursione dolce tra vedute potenti

Il Monte Panarotta è una montagna alta 2.002 m posta sulla parte più meridionale e occidentale dei Lagorai facilmente raggiungibile, appena superata Pergine Valsugana, seguendo le indicazioni presenti in loco.

Affacciata sul laghetto di Levico e cinta a sud dalla Valsugana, la Panarotta, dotata di un tranquillissimo comprensorio sciistico, offre un ambiente alpino rilassante, che si presta bene a facili escursioni o passeggiate ma anche ad ascensioni di scialpinismo e ciaspolate.

Superate le vecchie Terme si arriva al parcheggio (1.490 m), dove si lascia l’auto.  Si sale a piedi per la strada carrozzabile Pian de la Casara e si seguono le indicazioni che portano all’Agriturismo Malga Masi.

Attorniati dagli alberi, si cammina inizialmente tra tornanti poco ripidi e, in prossimità dell’agriturismo, lievi saliscendi. D’inverno bisognerà prestare particolare attenzione anche in questo tratto apparentemente banale poiché, anche se privo di neve, si potrà trovare facilmente ghiacciato.

Da Malga Masi si apre l’ultimo tratto della salita che porta al valico La Bassa. Da lì, girando a sinistra, e cioè in direzione ovest, si sale la cima della Panarotta, lasciando dalla parte opposta il Monte Fravort, più alto e impegnativo (2.347 m).

Già dal pianoro del valico si apre alla vista la splendida visione del Gruppo del Brenta, che ci accompagna fino alla croce posta sulla cima della Panarotta.

Panorama sul Brenta dal valico La Bassa, Lagorai
Veduta sul Brenta dal valico La Bassa

Dal monte si può discendere lungo i sentieri con segnavia 308 e 309 completando un parziale anello (che attualmente però risulta impraticabile a causa del groviglio di alberi caduti che ne ostruisce il tratto iniziale), oppure rientrare scendendo per pochi metri la pista fino ad intercettare le indicazioni per Malga Masi, girando quindi a destra. Ci si ritroverà così in breve al valico La Bassa, arrivandovi dalla parte opposta dell’andata. Da qui si rientrerà per lo stesso sentiero.

Se l’ora giusta è vicina e le condizioni meteo favorevoli, si potrà probabilmente gustare un tramonto memorabile sulle cime ad ovest visibili dal valico La Bassa.

Effettuato in questo modo, il percorso implica un tragitto lungo circa 10 km con un dislivello di 600 m. Il tempo stimato è di 3 ore (3 ore e mezza con la neve).

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